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COUNSELING BREVE

escherCounseling breve con dott.ssa Marina Presutti

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A tutti capita nella vita un momento di confusione, di incertezza, di paura.

A tutti capitano periodi della vita in cui ci sono cambiamenti da affrontare che ci mettono in discussione

Cos’è il counseling

Counseling letteralmente significa consigliare, consultarsi.
In realtà questa definizione non corrisponde a quello che in pratica avviene in una seduta o in un corso di counseling. O meglio, corrisponde se consideriamo che il consiglio o il consulto sia la singola persona che lo da a se stesso utilizzando la persona del counselor come punto di appoggio nel proprio percorso personale.

Il counseling più che una scienza è un’arte, un’arte antica che Socrate aveva chiamato MAIEUTICA ( l’arte dell’ostetricia o della levatrice) e che, passando attraverso il dialogo riusciva a tirar fuori (quindi a far nascere) dall’allievo pensieri propri, desideri propri ed obiettivi propri.
Egli usava battute brevi e taglienti che fungevano da stimolo per il lavoro interiore dell’allievo e non dava assolutamente suggerimenti, non tentava di persuadere e non insegnava (cioè non lasciava un segno), ma educava (educere,  tirare fuori).
Infatti, la verità non è insegnabile, perché è un sapere dell’anima, si può solo educare cioè farla emergere dal profondo dell’inconscio.
Non si scopre nulla che già non sia in noi, solo qualcosa che non sappiamo di sapere o di volere o che avevamo dimenticato. Desideri profondi, obiettivi inconfessati, risorse nascoste alle quali attingere: tutta roba nostra. Così partoriamo la nostra verità.

Mi piace pensare a Socrate come al primo grande counselor nella storia del counseling. Egli è riuscito a trasferire al piano dell’anima ciò che sua madre, Filarete, faceva sul piano fisico: l’ostetrica.
L’ostetrica non può decidere il momento del parto, né come il parto avverrà, né come sarà il bambino che nasce: può solo assecondare e aiutare ciò che naturalmente sta avvenendo, è un tramite, un demiurgo.
Così come la levatrice aiuta la madre a portare alla luce il bambino, il counselor aiuta chi a lui si rivolge a portare alla luce la propria verità interiore.
E questa è la prima grande metafora del counseling.
E l’uso delle metafore nel dialogo è un cardine di questo metodo di ricerca interiore.
La grande opera viene svolta da ognuno su se stesso.
Non possiamo e non dobbiamo aiutare nessuno che non voglia essere aiutato.

Il metodo socratico, che è esattamente il metodo del moderno counseling, consiste nel portare alla luce l’infondatezza delle convinzioni limitanti, cioè di quelle convinzioni che diamo scontatamente per vere e che, invece, ad un attento esame, si rivelano solo opinioni e non verità profonde.
Il compito del counselor è quindi quello di prendere per mano il cliente e accompagnarlo a vedere le proprie verità profonde a dispetto delle sue convinzioni che derivano da una miriade di fattori ambientali, stridono con i veri desideri e non appartengono all’essere.

Il counseling è fondamentalmente basato sul rispetto dell’interlocutore e il counselor deve avere la capacità di essere neutro e di non interferire, di non giudicare, di non suggerire, ma solo di accompagnare, di incoraggiare un atteggiamento attivo verso il superamento dei disagi, il raggiungimento degli obiettivi e l’impiego delle risorse piuttosto che un atteggiamento passivo verso l’autorità ( che in un rapporto di guarigione potrebbe identificarsi con il terapeuta).

Definirei il counseling come un metodo di autoguarigione dell’anima alla quale vengono somministrati stimoli in dose omeopatica.